Ascoltare “abbiamo vinto!” detto da qualcuno che ha visto la partita sul divano suona decisamente stonato. Vince la società, vince il giocatore (che guadagna quattrini), di certo non vince il tifoso.
Provare rabbia dopo la sconfitta di una squadra svela una condizione di insoddisfazione della propria vita, provare gioia svela la necessità di una droga per nascondere le proprie sofferenze.
Tifare corrisponde a cestinare energie immense e tempo prezioso in attività che non aiutano la propria condizione e quella degli altri (inclusi i propri figli) ed a lasciare che il proprio umore dipenda da qualcosa che non influisce minimamente sulla propria vita reale.
Ma il peggio è che un uomo che dedica al calcio 2 ore al giorno per 30 anni, spende in totale per il calcio 7,5 anni della propria vita (in giornate lavorative da 8 ore) ovvero il 25% della propria esistenza, senza alcun vantaggio.
Energie immense rubate alla terra e a chi muore di fame, da pallonari cosmici.